Passa ad ISAC il coordinamento della rete internazionale SKYNET

Nella figura, la Rete Internazionale SKYNET. I colori rappresentano lo stato attuale di trasferimento dei dati al data center: in tempo reale (rossi), ad intervalli temporali variabili (gialli), trasferimento non ancora standardizzato (neri).

SKYNET (https://www.skynet-isdc.org) è una rete di fotometri, strumenti che, attraverso la misura della radiazione solare, stimano le caratteristiche del particolato atmosferico e la quantità del vapor d'acqua lungo l'intera colonna d’aria, fornendo informazioni essenziali tanto per gli studi climatici quanto per le valutazioni della qualità dell'aria. La rete consta di oltre 100 strumenti disseminati in tutto il globo, Antartide incluso, che operano in maniera automatica e continua fornendo dati verificati in tempo reale, scaricabili e accessibili liberamente.

Per la prima volta, attraverso l'Istituto di Scienze dell'Atmosfera e del Clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-ISAC), la comunità scientifica italiana che si occupa di studi sulla radiazione solare a scopi atmosferici e climatici assume un ruolo di primo piano nel contesto internazionale. L'ultima riunione del comitato scientifico della rete SKYNET ha infatti assegnato alla dott.ssa Monica Campanelli di CNR-ISAC il coordinamento internazionale delle sue attività.

I dati della rete SKYNET hanno permesso di studiare negli anni, a livello europeo e nazionale, numerosi eventi importanti sia per l’impatto antropico che per lo studio dei cambiamenti climatici e di pubblicarne i risultati su riviste internazionali. Ad esempio è stato possibile individuare il trasporto della polvere emessa dal vulcano Eyjafjallajökull nel 2010 lungo il suo percorso dall’Islanda fino all’Italia, passando per il Nord Europa, discriminando i giorni di trasporto di particelle fini, generate dalla condensazione dei gas emessi, da quelli di trasporto di ceneri che hanno proprietà radiative differenti. Misure nel sito di Aosta nel 2019, in sinergia con altra strumentazione, hanno permesso di dimostrare che le regioni montuose, spesso considerate ambienti incontaminati, possano risentire degli inquinanti emessi nelle aree più popolate e industrializzate, come il bacino del Po, e che, trasportati dai venti regionali, portano ad un aumento dei PM. In ultimo, uno studio sugli effetti del lockdown (nel 2020) sulle atmosfere urbane di alcuni siti nel territorio nazionale si è avvalso anche di strumentazione SKYNET per studiare l’influenza delle condizioni meteorologiche sulla concentrazione dei PM, permettendo il riconoscimento di eventi di trasporto a lungo raggio, quali ad esempio il fumo proveniente dagli incendi dall'Europa orientale e dal Montenegro, le polveri dall'area del Caspio e dal Sahara, gli inquinanti dalla Pianura Padana verso Aosta.

Per informazioni: Monica Campanelli, Cnr-Isac, m.campanelli [at] isac.cnr.it,