Nuovi approfondimenti sulle origini della Gondola Veneziana, e il suo antico uso militare

Giusto de' Menabuoi (Firenze, 1330 circa - Padova, 1390 circa)

News CNR

 

Uno studio basato sulla ricerca e le  analisi delle fonti scritte coeve e iconografiche, considera la nascita e l’evoluzione della gondola partendo dalle lontane origini fino al 1700, quando assunse l’aspetto finale, o poco discosto da questo. Nel lavoro sono stati consultati centinaia di editti, manoscritti, graduali, incunaboli, opere a stampa, paliotti, incisioni, disegni, affreschi, dipinti e ne è riportata rigorosa documentazione.

Si sapeva che la gondola è l’evoluzione della cymbula, la barchetta romana a fondo piatto, che veniva usata nelle lagune del nord-Adriatico, come si vede nei mosaici di Ravenna. Le prime immagini note della gondola risalivano alla fine del Quattrocento con i quadri di Carpaccio, Bellini e Mansueti, e le stampe di Breydenbach e de’ Barbari. Il nome della gondola appare citato per la prima volta nell’XI secolo, ma non se ne conosceva la forma. Dai mosaici di S. Marco, dagli affreschi di Giotto a Assisi, dalle miniature di graduali e manoscritti ora si sa che la gondola dall’XI secolo ai primi anni del XIV era piccola, con un timoniere e due timoni a ‘zanca’ a poppa, e il vogatore remava seduto, con le spalle a prua. Dopo il ritorno di Marco Polo, la gondola subì una forte trasformazione, con un solo rematore a poppa che guarda in avanti, e lo scafo può includere un abitacolo centrale, detto ‘felze’. È documentata l’opera di Polo e la forma delle gondole cinesi, anche nel periodo di Polo. La nuova gondola Trecentesca apparve nel 1340 in un affresco della scuola di Giotto a Bolzano, seguito da altri esempi di Lorenzo Veneziano e di Giusto de’ Menabuoi a Padova.

Tra fine Quattrocento e inizio Cinquecento, Venezia si trovò con vari teatri di guerra. L’adozione dei cannoni sulle navi fu inizialmente disastrosa (battaglia di Zonchio) e Leonardo venne come consulente a Venezia.  Fece alcuni disegni, tipo la macchina cavafango supportata da gondole, e progetti avveniristi per incursioni sottomarine, vascelli rostrati e falcati.  

Nel 1509 i veneziani furono coinvolti dalla guerra della Lega di Cambrai e dovettero lottare contro Ferrara, tra il fiume Adige e il Po. La flotta delle grandi navi era adatta per il mare ma non per le acque poco profonde dei fiumi. Per questo la Serenissima Repubblica costruì alcune galere e altre imbarcazioni belliche in dimensioni ridotte per il fiume, e il doge Loredan con un editto del 21 novembre ordinò alla popolazione di unirsi con le proprie barche alla flotta minuta fluviale, per razziare e devastare il territorio ferrarese. Tutto il bottino che gli avventurieri avessero potuto prendere sarebbe restato in loro proprietà. Poiché la popolazione civile non era esperta in guerriglia e duelli, vennero rese le barche micidiali, dotandole di un rostro a lama d’ascia in alto, e sotto una serie di punte acuminate di ferro lunghe 9 cm ciascuna, come forconi, per sfasciare le barche nemiche e infilzare chiunque si trovasse davanti. Questo ferro era posto sia a prua che a poppa, per rendere più agevoli le manovre a doppia marcia, favorendo l’impatto e la fuga. L’impiego militare della gondola si trova trattato in dettaglio, con teoria e figure, nei manuali bellici del tempo. Si è indagato anche il nome di ‘delfino’ dato al ferro. La possibilità di facile arricchimento con le razzie aumentò a dismisura le barche veneziane, e le gondole a fine secolo erano 10,000, contro le 400 di oggi.

I ferri erano costosi e pericolosi per cui, tornati i tempi tranquilli, la gondola ebbe una terza trasformazione importante tra la fine del 1600 e il 1700, quando assunse l’aspetto noto, tramandatoci dai quadri di Canaletto, Guardi e gli altri Vedutisti veneziani.

Questo lavoro considera l’uso che venne fatto della gondola nella vita, nell’arte e nella letteratura, a partire da Dante, Petrarca, e Bojardo. Ne deriva un eloquente spaccato della vita culturale e sociale veneziana dall’alto medioevo in poi.